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Il significato profondo di accoglienza

Nella Giornata della Memoria e dell’Accoglienza abbiamo chiesto ai responsabili dei servizi di Spes contra spem cosa significhi per loro “accogliere”

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Il 3 ottobre 2013 in un naufragio al largo dell’isola di Lampedusa persero la vita 368 persone. Bambini, donne e uomini che cercavano di raggiungere l’Europa nel disperato tentativo di trovare sicurezza.

Dal 2016 il 3 ottobre è la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza. La ricorrenza è stata istituita per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.

Spes contra spem ha preso posizione più volte a favore di questa iniziativa e si impegna quotidianamente nella sensibilizzazione e con azioni concrete sostenendo progetti di accoglienza, educando alle diversità, favorendo l’inclusione sociale, facilitando la crescita di una comunità solidale.

Ed è ai responsabili dei servizi di Spes contra spem che abbiamo chiesto cosa per loro significhi la parola accoglienza e cosa rappresenti.

Ecco le loro risposte.

Accogliere è ascoltare

Per me accoglienza vuol dire accorgersi dell’altro, vederlo per quello che è, ascoltarne bisogni e desideri per comprendere cosa davvero lo faccia sentire accolto e benvoluto. Per fare questo bisogna rimanere centrati, focalizzati sulla vita inattesa e incomprensibile che anche noi siamo. Accogliere sé per accogliere anche il mistero e l’incompiuto dell’altro.

Accogliere è vincere i pregiudizi

“Per me accogliere vuol dire accettare di essere immersa in quelle che sono le mie paure, le mie fatiche, i miei preconcetti e rigidità. Vuol dire accettare l’incontro con un altro da me, in cui non mi vorrò rispecchiare”.

Accogliere è fare spazio

“Per me accoglienza Vuol dire dare una opportunità di crescita, e di trovare un’alternativa. Vuol dire fare spazio all’altro”.

“Accogliere per me è fare spazio, conoscere l’altro per quello che è. Accoglienza è ascolto, pazienza, amore”.

“Per me accogliere significa decentrarsi per centrarsi sull’altro. Per questo bisogna fare spazio dentro di sé svuotandosi un po’ del proprio io per poter accogliere un tu”.

Accogliere è aprirsi a ricevere

“Accogliere è aprirsi all’altro, cercare di capirlo e di comprenderlo nelle sue diversità e unicità fino a renderlo parte di una famiglia”.

“Accoglienza è la sintesi dell’espressione più matura dei 6 sensi, ci vediamo, percepiamo la nostra presenza, ascoltiamo il nostro profondo, ne tocchiamo la pelle e le sue imperfezioni, assaporiamo le nostre storie, indossando l’uno i panni emozionali dell’altro”.

Accogliere è accettare

“E se provassimo a invertire la domanda? Non noi che accogliamo, bensì quando ci siamo sentiti accolti? Cosa è successo? Con chi? Perché?”

“Accogliere è accettare l’altro, è essere insieme, è una condizione essenziale alla sopravvivenza della specie, noi mammiferi superiori non ci saremmo mai evoluti se fossimo stati soli. Accogliere è evolvere la specie nel tempo e nei luoghi che abita”.

“Per me accoglienza significa ricevere qualcuno o qualcosa, accettarlo”.

 

Accogliere è percorrere la strada insieme

“Cos’è l’accoglienza… È difficile.

Anche nella formula del matrimonio si dice ‘io accolgo te’. E le parole sono importanti. Per me accogliere significa assumere la possibilità e la condizione di fare un pezzo di strada insieme, e di farla ad ogni costo. Dunque anche nella difficoltà che sopraggiunge non dimenticare che si sta facendo la strada insieme. Bene, per me questo vale anche nell’accoglienza che noi forniamo ai nostri ragazzi, facciamo un pezzo di strada insieme, ad ogni costo. E da questa forma di accoglienza tutti prendono qualcosa, tutti si arricchiscono. Nessuno resta fermo dove stava prima.

Ne consegue, però, che l’accoglienza è bidirezionale. C’è chi accoglie, chi viene accolto; e chi viene accolto, a sua volta è chiamato ad accogliere anch’esso qualcosa”.

 

E per te, cos’è l’accoglienza?

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