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Amicizia senza frontiere: la storia di Tommaso

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La prima volta che ho sentito parlare dell’APPRODO è stato cinque anni fa circa. I miei genitori mi hanno chiesto se volevo andare con loro ed i miei fratelli a far visita ad una casa famiglia che ospitava otto ragazzi minorenni che venivano da diversi paesi del mondo.

All’epoca non sapevo cosa fosse una casa famiglia né sapevo che in Italia esistevano luoghi che ospitavano rifugiati provenienti da altri paesi del mondo. Non sapevo esattamente cosa avrei trovato, ero un pochino preoccupato.

Entrato nell’appartamento ho trovato due ragazzi che guardavano la tv. Reza ed Hilal, erano afghani e con loro c’era Abu, un ragazzo egiziano. Li ho salutati molto timidamente. Non ero abituato a frequentare ragazzi di altre nazioni. A poco a poco sono usciti fuori tutti gli altri: Elsayed, un altro egiziano; Masud e Alamghir, due ragazzi del Bangladesh; e poi Makalu e Moussa, due della Costa d’Avorio. Ci siamo seduti a tavola tutti insieme. Per i primi minuti c’è stata un po’ di tensione ma poi sono cominciati i primi sorrisi ed abbiamo rotto il ghiaccio. Alcuni di loro hanno cominciato a raccontare la propria storia ed io li ascoltavo a bocca aperta.

Nel corso dell’anno sono tornato diverse volte a trovarli e in alcune occasioni gli ho anche dato una mano a studiare. Quando li ho incontrati la prima volta, ero ancora un “bambino” ma crescendo il mio rapporto con alcuni di loro è cambiato profondamente fino a diventare una bellissima amicizia.

In questi cinque anni abbiamo fatto moltissime cose insieme: partite di calcetto, corse, compleanni, serate al cinema e con alcuni di loro addirittura vacanze.

Oggi sono felice di poter dire che fanno parte delle mia vita e della mia famiglia.

Se, come Tommaso e gli altri volontari di Spes contra spem, vuoi offrire ciò che hai e ciò che sei (e sai fare) alle nostre case famiglia, scrivi a volontariato@spescontraspem.it o chiamaci al 327.143.5928

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