Come sei entrata in contatto con la realtà delle case famiglia di Spes contra spem?
Il destino ha voluto che abitassi nello stesso comprensorio di Casablu, la prima delle case famiglia di Spes contra spem dedicata ad accogliere persone con disabilità. Per tanto tempo però non mi ero sentita pronta ad entrare in quella realtà così bella ma anche così difficile, almeno in apparenza, del volontariato. Nel frattempo mi sono occupata della mia famiglia (in particolare dei miei amatissimi nipotini) che, in effetti, portava via molto del mio tempo e delle energie. Poi, un giorno, superati i sessantanni, ho deciso che era arrivato il momento di guardare oltre le pareti della mia casa e donare anche ad altri quell’energia che ancora sentivo di avere. Così ho chiamato i responsabili del volontariato di Spes contra spem. Sono stati molto entusiasti di incontrarmi e mi hanno assegnato a Casasalvatore, un’altra casa dedicata a persone con disabilità.
Come è stato il tuo primo approccio agli ospiti di Casasalvatore?
Appena arrivata mi sentivo subito pronta a fare qualsiasi cosa fosse necessaria. Mi sentivo un autentico vulcano. Con grande lungimiranza da parte dei responsabili di Spes contra spem, però, sono stata assegnata a Patrizia, una persona estremamente pacata e silenziosa. All’apparenza, i nostri caratteri erano estremamente diversi, eppure tra di noi si è venuta subito a creare una forte sintonia. Molto semplicemente, siamo divenuto vere amiche.
Ci puoi raccontare un momento particolare della tua esperienza a Casasalvatore?
Un episodio che ovviamente coinvolge la mia amica Patrizia. Eravamo andate a una mostra molto particolare, qui a Roma, in cui venivano mostrati dei corpi umani sottoposti a una particolare processo di conservazione*. La mostra era visivamente molto forte ma ciò che suscitò in Patrizia fu soprattutto una serie di riflessioni estremamente profonde sul rapporto umano tra corpo e spirito. È difficile per me riportare il flusso dei pensieri di Patrizia. L’unica cosa che posso dire è che la profondità di quelle considerazioni ha completamente smontato, in me, qualsiasi concetto di “disabilità cognitiva”.
*Nota: il riferimento è alla mostra “Real Bodies” del controverso Gunther von Hagens, anatomopatologo tedesco, inventore della plastinazione, un procedimento che permette la conservazione dei corpi umani tramite la sostituzione dei liquidi con dei polimeri di silicone.
Come consiglieresti agli altri di approcciarsi al volontariato?
Io stessa, lo ammetto, ci ho messo forse troppo a decidermi a fare questo passo. È molto facile nascondersi dietro la paura di non sentirsi pronti. Ma il fatto è che non si tratta di una missione per santi o eroi. È invece una realtà bellissima. Che ti arricchisce non perché torni a casa contento di aver fatto qualcosa per qualcun altro, ma perché quel qualcun altro ti ha regalato davvero qualcosa che prima non avevi.
Il calore che ho trovato a Casasalvatore, infatti, non lo scambierei per nient’altro al mondo. La profondità dei pensieri di Patrizia, per cominciare, ma anche ciò che sanno donarmi gli altri ospiti della casa famiglia, da Pino con il suo umorismo ad Alessandro con la sua dolce scontrosità.
So che però non tutti sono in grado di aprirsi così a questa realtà. Almeno per ora. In fondo prendersi cura di altre persone non è una cosa che puoi fare a metà, senza convinzione. Io mi sforzo ogni giorno nel coinvolgere le persone che incontro. Molti dicono di non avere tempo, altri addirittura di avere paura. Ripesando a come ho cominciato io, però, mi è più facile capirli e so che basta davvero un solo, piccolo passo. Un passo che per me ha cambiato tutto!