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Hilal, una bella storia scritta da tanti.

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Hilal, una bella storia scritta da tanti.

 

Una storia di successo che ha fatto il giro del mondo, quella di Hilal, arrivata anche al Times di Londra. Una storia bella, resa tale dal coraggio di Hilal ma anche dall’enorme lavoro ed impegno da parte degli educatori della casa famiglia APPRODO che lo hanno accompagnato passo dopo passo.

Così il giornalista Tom Kington racconta la sua storia per il Times di Londra:

“[…]Lui è cresciuto a Nangarhar, ai confini con il Pakistan, ma la sua vita fu distrutta all’età di 12 anni quando suo padre, che lavorava come sminatore con l’esercito degli Stati Uniti, fu rapito da casa sua per non essere mai più rivisto dalla sua famiglia.

Il suo lutto si interruppe quando la donna che lui pensava fosse sua madre gli rivelò che in realtà lui era il figlio della prima moglie del padre, morta durante il parto. Buttato fuori da casa sua si rifugiò in una moschea, ma fu rapito subito dopo e imprigionato dai Talebani. In seguito, gli misero una cintura esplosiva e gli ordinarono di trovare un bersaglio adatto>> dice, parlando un italiano fluente, davanti a un caffè, a Roma. Si rifiutò e lo colpirono con fili elettrici. Una settimana dopo indossava di nuovo una cintura esplosiva – ma si rifiutò ancora di premere il bottone che lo avrebbe ucciso insieme alla vittima scelta, dice Hilal.

Brutalmente ferito, fu scaricato in un fosso del campo Talebano, ma trovò le forze per fuggire. <<Ho pensato: che importa se mi sparano alle spalle, sto per morire comunque>>

Scappò e poco dopo trovò un uomo del posto che si prese cura di lui segretamente in casa sua per diversi mesi prima di pagare i trafficanti per il suo passaggio in Turchia. Arrivò in Grecia nascondendosi sotto un camion, per poi prendere un traghetto per l’Italia nel 2011 – due anni e mezzo dopo aver lasciato l’Afghanistan. Durante il viaggio ha sofferto di epatite B, tubercolosi e ernia. Temeva ad un certo punto di perdere il braccio ferito, quando è finalmente arrivato a Roma ha ricevuto tutte le cure mediche in una struttura per minori richiedenti asilo, della ONLUS Spes contra spem (Speranza contro ogni speranza)”.

Guarda l’articolo online del Times, clicca qui.

Ascolta anche l’intervista fatta a Hilal, clicca qui.

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