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Destini incrociati

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25 ANNI

 Destini incrociati

Destini incrociati

Nel 1992 eravamo coetanei e insieme facevamo gli obiettori di coscienza in un centro per persone con disabilità. Ad agosto di quell’anno prese dieci giorni di licenza ordinaria per una vacanza in montagna, dalla quale non tornò.

Si chiamava Salvatore e all’epoca non potevo ancora immaginare come quella caduta avrebbe potuto influire sul mio futuro e su quello della cooperativa della quale oggi sono presidente, dando vita a qualcosa di straordinario.

Gli scrissi una lettera, pur sapendo che non l’avrebbe mai letta. Gli raccontai delle persone con disabilità conosciute dove lavoravamo, di come loro siano spesso in grado di essere sincere e in grado di cogliere l’autenticità o l’inautenticità negli altri. Gli scrissi che, come lui, amavo la montagna e in particolare le Dolomiti e quel monte, il Sella, dove lui aveva perso la vita e dove cinquanta anni prima era caduto anche mio nonno.

Salvatore non poteva più aprire quella lettera, ma lo fecero i suoi genitori e poco dopo mi risposero. Tra le righe che mi dedicarono trapelava tutto l’amore per il figlio e per la vita, il dolore e una profonda ricerca di senso. Ci incontrammo tante volte da allora, stringendo una bella amicizia.

Dieci anni dopo vennero a trovarmi a CASABLU, la prima casa famiglia che avevamo aperto in quegli anni.

“Ecco trecento milioni, sono i soldi che sarebbero serviti a Salvatore per mettere su casa. Usateli voi” dissero.

Ero sbalordito.

Si decise che la scelta più giusta era quella di destinare la donazione a una nuova casa famiglia.

Cercare un appartamento che potesse accogliere sei persone con disabilità non era semplice. Dopo una lunga estenuante ricerca ne trovammo uno adatto ma decisamente più costoso di quanto potessimo permetterci: cinquecento milioni delle vecchie lire.

Eravamo giovani, carichi di energia e speranza. Carichi di voglia di dare il nostro contributo per costruire un mondo più a misura di ogni uomo. Decidemmo di prenderlo lo stesso.

Il papà e la mamma di Salvatore appresero della differenza di prezzo per la casa il giorno della firma del compromesso di acquisto con l’agenzia immobiliare.

“Vi mancano ancora duecento milioni, come farete?”

Rispondemmo che eravamo fiduciosi, che avremmo attivato un mutuo e che anche con l’aiuto di donazioni ce l’avremmo fatta. Scossero la testa. Non avevano più soldi disponibili ma decisero che sarebbero stati loro a pagare il mutuo.

Per dieci anni, ogni mese, hanno contribuito a rendere un sogno possibile e reale la casa famiglia CASASALVATORE, che ha preso il nome proprio da Salvatore.

Un gesto d’amore molto più che simbolico, il loro è stato un sostegno concreto e con una potenza trasformatrice straordinaria.

Nella foto che vedete ci sono Pino e Anna che oggi vivono a CASASALVATORE insieme ad altre quattro persone con disabilità. Qui hanno trovato una vera e propria casa e il calore di una famiglia.

Luigi Vittorio

(presidente di Spes contra spem ONLUS)

 

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