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Servizio Civile: tutti i doni di Casasalvatore

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A pochi mesi dalla fine del mio servizio civile mi ritrovo qui a scrivere tutto quello che di bello ho vissuto.

Per anni ho desiderato – e sperato – di poter trovare un piccolo ritaglio di tempo nella mia vita in cui riuscire a dedicarmi agli altri e finalmente questo tempo è arrivato.

Sì, proprio così, se per tanti ragazzi come me il servizio civile significa un porto sicuro o uno strumento per entrare nel mondo del lavoro, grazie al quale avere l’opportunità di fare una prima esperienza lavorativa, per me è stato ben diverso.

La laurea e i miei studi mi hanno portato altrove: ho imparato la storia dei grandi scrittori e poeti, ho conosciuto il mondo attraverso lo studio della letteratura italiana, mentre ora scrivo e sogno un futuro da giornalista.

Tuttavia, fra le innumerevoli realtà che il bando propone ogni anno a noi giovani, io ho scelto di vivere il mio servizio civile esclusivamente come un’esperienza personale.

Sono cresciuta con forti valori quali l’amore, il rispetto verso il prossimo, l’aiuto e la carità cristiana e ciò mi ha spinto a una decisione un po’ inusuale.

È così che, in seguito a vari colloqui, sono stata presa e inserita nell’équipe di Casa Salvatore.

Spiegare in poche righe cosa sia stata ed è Casa Salvatore per me è davvero difficile. All’apparenza può dare l’impressione di una casa famiglia per disabili come tante, radicata in un quartiere spesso cieco e incurante delle problematiche altrui.

Posso ben dire che i primi giorni sono stati di esclusiva esplorazione e io mi sono sentita catapultare in un mondo sconosciuto e a tratti quasi incomprensibile. Mi sentivo come un piccolo pesce intrappolato in un acquario troppo grande, spaesata e spaventata. E, come se non bastasse, avvertivo su di me gli occhi puntati di otto operatori che, a turno, mi riempivano di informazioni su ogni singolo ospite. Raccomandazioni su raccomandazioni e consigli su consigli.

Poi, passo dopo passo, giorno dopo giorno, ho imparato che tutte quelle problematiche raccontatemi solo a parole erano molto di più che singole disabilità. A Casa Salvatore vivevano non disabili, bensì persone: Patrizia, Anna, Pino, Alessandro, Roberto e Elio.

Sei inquilini formidabili che con delicatezza e semplicità mi hanno accettata sin da subito, senza la pretesa di conoscere nulla di me.

Questo mi ha colpita ed emozionata: la loro capacità di non giudicare dall’apparenza ma di saper leggere nel profondo, di studiarti da lontano e di saperti voler bene senza filtri.

Del resto, come in ogni casa, le giornate non sono mai uguali a quelle precedenti.

Ci sono stati infatti momenti di tensione, di difficoltà e di stanchezza reciproca, in cui anche quel briciolo di pazienza rimasta tende ad esaurirsi.

Dal mio punto di vista credo pertanto che due sono stati i fattori più difficili. Innanzitutto il dover vivere da sola il servizio civile, senza potermi confrontare con qualcuno che vivesse la mia stessa realtà. Il secondo fattore, legato al primo, è stata la necessità di imparare a moderare il mio carattere e a modularlo a seconda dei diversi operatori. Come in tutti i settori lavorativi, ho trovato più affinità con alcuni e meno con altri, ma nel complesso sono stati tutti più o meno collaborativi e comprensivi.

Se però l’inizio è stato faticoso, penso che il peggio debba ancora venire: il dover lasciare Casa Salvatore per me sarà un duro colpo, essendo diventata per me una vera e propria seconda casa.

Qui ho imparato tanto: a saper contare fino a cento prima di rispondere, ad essere meno timida, a comunicare sempre con un sorriso e a capire che non è sempre bello solo il dare, ma è importante anche imparare a saper ricevere. Sono sicura però che è stato molto di più quello che gli ospiti hanno dato a me rispetto a quanto io abbia dato loro.

In particolare, Patrizia mi ha regalato la sua positività, che non le manca mai, anche quando sembra che tutto vada per il verso sbagliato. Anna mi ha regalato la sua fiducia, Pino i suoi sorrisi e la sua arte innata, Alessandro i suoi abbracci, mai scontati, Roberto i suoi baci e i suoi mille complimenti, mentre Elio i suoi occhi grandi e le sue poche ma eleganti parole.

Auguro quindi a tutti i ragazzi che verranno dopo di me di vivere questa forte esperienza di vita. Dopo quasi un anno posso affermare con certezza di essere cambiata e cresciuta: Casa Salvatore ha reso Benedetta una persona migliore e sono sicura che non esista alcuna esperienza lavorativa che possa valere più di me stessa.

 

Con immenso affetto e gratitudine, Benedetta

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