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Servizio civile: come conoscere se stessi a Casablu

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L’esperienza di servizio civile è un dono, un regalo che si vuole fare a sé stessi.

È questo che penso quando mi viene chiesto cosa ha rappresentato per me l’anno di servizio civile.

Ho scelto di affrontare questa esperienza in un momento della mia vita in cui volevo fare qualcosa di bello e concreto per me stessa ma soprattutto per chi, come le persone che abitano Casablu, avessero bisogno di avere accanto qualcuno con a cuore il loro benessere.

Entrare a Casablu mi ha fatto emozionare sin dal primo giorno; mi ha catapultata in una realtà mai “incontrata” prima. Non avevo mai conosciuto nessuno di loro prima di allora.

L’ impatto è stato difficile. Non sapevo bene cosa dire o cosa fare, ero entusiasta ma allo stesso tempo bloccata da quelle stesse emozioni. Questo periodo di disagio però è passato in fretta. Ogni giorno a contatto con loro, infatti, mi ha fatto comprendere  quanto tutti quei muri, costruiti nel tempo nella mia vita, dovessero essere abbattuti per poter stare in loro compagnia.

Mi sono sorpresa nel rendermi conto che in realtà quei muri li vedevo solo io. Le persone con le quali mi sono relazionata non li percepivano.

È stato questo che mi ha fatto capire che dentro Casablu potevo essere me stessa, senza la necessità di dover interpretare un ruolo o avere paura di deludere le aspettative delle persone. Con mia grande sorpresa, mi sono sentita a mio agio senza fatica ed è stato soprattutto grazie agli uomini e alle donne che vivono a Casablu. Loro non hanno barriere quando conoscono persone nuove ed è questo che rende la relazione pura, sincera e stimolante.

Ogni giorno dimenticavo, in loro compagnia, il mondo fuori e questo è accaduto in modo talmente spontaneo che non me ne sono resa conto subito.

Questo hanno iniziato a vederlo anche loro. Si sono fidati ogni giorno di più, regalandomi affetto ed emozioni ogni giorno. Non dimenticherò mai quando, in un periodo difficile per me, mi bastava entrare dalla porta di casa che alcuni di loro, guardandomi, mi chiedevano: “Serena che hai? Cosa ti è successo?”.

Inizialmente queste attenzioni mi spiazzavano e mi chiedevo come fosse possibile. Ma con loro non  avevo bisogno di parlare; comprendevano il mio stato d’animo solo leggendomi in viso.

Fu in quel momento che iniziai a capire cosa erano stati in grado di fare: i muri costruiti per difendermi e nascondermi dalle persone intorno a me, dentro Casablu, non esistevano. Mi ero fidata e aperta con loro a tal punto da non avere bisogno di parlare ma questo non mi ha spaventata, anzi ero felice che qualcuno potesse vedere la vera ME. Loro lo meritavano, lo meritano.

Ho voluto riflettere su questo punto perché non sono ancora riuscita a darmi una risposta, se non quella che non sono stata io ad aiutare loro, nelle azioni quotidiane o nella relazione che ho instaurato con loro. Anzi mi sono permessa di pensare che erano loro ad aiutare me e che mi stavano portando verso una crescita personale, oltre che professionale.

È pur vero che non è stato facile entrare in relazione con ognuno di loro. Ho dovuto imparare a conoscerli, si sono dovuti fidare di me. Si sono esposti, aperti con me, molte volte confidati e con ognuno di loro ho costruito un rapporto di complicità, affetto e fiducia.

Quando ho capito come entrare in relazione con loro, tutto è diventato più bello e intenso. Ogni giorno una scoperta. Si sono affidati man mano alle mie attenzioni nei loro confronti, imparando a contare su di me nella loro quotidianità.

Mi sono sempre chiesta come hanno potuto fare questo quando, la maggior parte delle volte, sono loro a chiedere il mio supporto.

Beh, questa è la sorpresa: sono io che in questo momento della mia vita ho bisogno di loro!” Della loro spontaneità, allegria, del loro ottimismo, della loro preoccupazione disinteressata. Dei loro occhi aperti verso di me.

 

Serena Renzi,

fiera e felice volontaria del servizio civile presso Casablu:

“Un luogo che mi permetto di sentire anche un po’ “casa mia”.

 

 

 

 

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