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Incontrarsi per non perdersi

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Il progetto “Incontrarsi per non perdersi” è iniziato il 2 novembre 2017 e si è concluso il 19 aprile 2018. Le attività sono state scolte in 13 classi di tre istituti scolastici romani: l’Istituto comprensivo Piva-Val Maggia, l’ITIS Pacinotti-Archimede e la scuola media statale Piazza Filattiera.

La strutturazione degli incontri prevedeva un primo ciclo di lezioni teoriche, tenute dall’Associazione Aurora, seguite da laboratori su tematiche specifiche:

  • disabilità e integrazione, tenuti dalla cooperativa sociale Spes contra spem;
  • commercio equo, tenuto dalla cooperativa Pangea-Niente Troppo,
  • tradizioni culinarie dal mondo tenuto dall’Associazione Televita.

I laboratori sono stati scelti direttamente dalle tre scuole coinvolte. Mentre la scuola media statale Piazza Filattiera ha scelto il laboratorio sul commercio equo, l’ITIS Pacinotti-Archimede ha preferito quello sulle tradizioni culinarie dal mondo. L’Istituto comprensivo Piva-Val Maggia ha voluto  invece  differenziare per le sue classi la scelta del laboratorio (disabilità, migranti e commercio equo).

Il progetto aveva come obiettivo quello della prevenzione e del contrasto alla dispersione scolastica attraverso il rafforzamento, nei ragazzi, di quelle competenze sociali ed emotive che potessero contribuire allo sviluppo sano ed equilibrato della loro personalità. Fondamentale, nel perseguimento di questo obiettivo,  è stato far lavorare i ragazzi sul riconoscimento delle proprie emozioni e sull’individuazione delle proprie capacità positive.

Attraverso i role play e le simulate, i ragazzi sono stati messi in grado di affrontare temi importanti che ognuno di loro sperimenta quotidianamente, dalla messa in discussione di sé e delle proprie opinioni, alla condivisione degli spazi e dei tempi con le persone di cui si circondano.

I ragazzi hanno sperimentato le proprie capacità di ascolto nei confronti dei compagni e si sono sforzati di comprendere l’altro attraverso l’immedesimazione, scoprendo aspetti comuni e differenze inaspettate.

A conclusione degli incontri, i ragazzi sono stati sollecitati a condividere con gli altri quali emozioni o stati d’animo li avessero accompagnati la mattina a scuola e cosa avrebbero portato poi con sé al termine del laboratorio.

La restituzione ha rappresentato un momento importante, un’occasione per ciascuno di sentirsi dedicare uno spazio personale.

Quello che si è notato è che al termine del ciclo progettuale molti dei ragazzi, considerati più difficili da contenere o restii a partecipare, hanno invece mostrato maggiore serenità, probabilmente tranquillizzati dal fatto di non dover ricoprire un ruolo precostituito.

A tutti i ragazzi è stato poi sottoposto un questionario di valutazione ed autovalutazione. Ciò che ne è emerso dall’analisi complessiva è che gli argomenti che hanno suscitato maggior interesse sono stati quelli sul contrasto al bullismo, sulla gestione delle difficoltà,  che si affrontano meglio in gruppo, sulla necessità di una maggiore integrazione degli  elementi isolati e sulla conoscenza nei confronti dell’altro.

Alcuni ragazzi hanno anche affermato che l’attenzione posta alla costruzione di relazioni positive e alla gestione delle emozioni sia stata molto utile nell’apportare miglioramenti sensibili nella quotidianità scolastica, rendendo più apprezzabile la convivenza nella classe.

Uno dei feeback maggiormente diffusi ha riguardato la metodologia alternativa utilizzata sia nella parte teorica che in quella laboratoriale, che ha convinto sia  i ragazzi sia i professori.

Quello che il gruppo di lavoro progettuale ha riscontrato è che questo metodo di lavoro, dedicato ai ragazzi considerati come tali e non solamente come alunni, influisca positivamente sulla disposizione degli stessi allo studio, distendendo il clima di apprendimento proprio in ragione delle attività di gioco e di confronto che hanno vissuto insieme.

 

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