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Autonomia e dipendenza delle persone disabili: qual è l’equilibrio?

C’è un confine oltre il quale la cura diventa assistenzialismo? In che modo muoversi e orientarsi nel contesto delle persone con disabilità grave? Ne parliamo con i responsabili dei percorsi educativi di Spes contra spem

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Lavorare quotidianamente a contatto con le disabilità ci invita a riflettere su concetti spesso dati per scontati, come autonomia e dipendenza, soprattutto nel contesto delle persone con disabilità grave. Per troppo tempo, il termine “autonomia” è stato idealizzato nei progetti educativi e riabilitativi, senza considerare pienamente le realtà quotidiane di chi necessita di assistenza continua.

Come ci ricorda uno scritto del Centro Diurno Disabili di Sesto San Giovanni: “Le categorie di autonomia o di dipendenza non rappresentano al meglio la condizione quotidiana delle persone con disabilità. È più realistico parlare di una dipendenza ragionata, in cui l’altro deve assumersi la responsabilità di quello che trasmette, sia a livello relazionale che pratico.”

Una dipendenza “umanizzata e ragionata” non si limita ad assistenza tecnica, ma diventa relazione, empatia e attenzione al benessere. Piccoli gesti, come avvisare che il piatto è vuoto durante un pasto, o scegliere un’attività che rispetti i gusti e le preferenze individuali, o organizzare un ambiente che faciliti la comunicazione, diventano esempi concreti di rispetto e cura autentica.

Le persone che lavorano in Spes contra spem si impegnano ogni giorno nella creazione di ambienti accoglienti per le persone con disabilità, partendo da due architravi: il benessere e la qualità della vita devono essere i veri obiettivi dei percorsi educativi, sottolineando l’importanza di mettere al centro le esigenze specifiche di ogni persona, valorizzandone le potenzialità e assicurandole una vita piena di significato e soddisfazioni.

Il lavoro educativo deve quindi rispettare la complessità e l’unicità di ogni persona, ponendo il benessere quotidiano e la qualità delle relazioni come pilastri centrali. La vera inclusione parte dalla comprensione delle esigenze specifiche e dalla creazione di spazi che valorizzino ogni individuo, oltre gli schemi convenzionali.

Il nostro obiettivo ultimo come Spes contra spem è promuovere una società inclusiva, che non si limiti a celebrare l’uguaglianza formale, ma abbracci il valore unico di ogni persona, sostenendola nel modo più rispettoso e autentico possibile.

Questo articolo nasce dal prezioso confronto con Emilio Bertolini, responsabile di CASABLU, che ringraziamo.

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